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IL PROGETTO RACCONTA LA VITA DI BOMBAY, O MUMBAI, E DEI SUOI QUARTIERI PIU’ POVERI.
CON UNA SERIE DI SCATTI RISALENTI ALLA FINE DEL 2008 (POCO DOPO L’ATTACCO TERRORISTICO CHE HA TRISTEMENTE RIPORTATO LA CITTA’ ALL'ATTENZIONE INTERNAZIONALE) L’AUTORE VUOLE RAPPRESENTARE LA VITA DI UNA DELLE METROPOLI PIU’ FRENETICHE E UN POPOLO DESTINATO A DIVENTARE UNA DELLE PROSSIME POTENZE MONDIALI.
L’ATTENZIONE SI SOFFERMA SUGLI ABITANTI E SUI LORO VOLTI, SULLE STRADE CHE OGNI GIORNO PERCORRONO E ANIMANO, CERCANDO DI COGLIERE BREVI ATTIMI DI UNA FOLLIA URBANA IN CONTINUO MOVIMENTO.
DAVANTI ALL'OSSERVATORE SI PRESENTA UN CALEIDOSCOPIO DI COLORI CHE, PUR EVIDENZIANDO LE DIFFICILI CONDIZIONI DI VITA, NON SCADE NELLA RETORICA MA ESALTA LA FORZA INTRINSECA DI UN’ATMOSFERA INDIANA IN CUI SI MESCOLANO IL DEGRADO CON IL SOGNO, LA VIOLENZA CON LA VOLONTA’ DI RISCATTO.
LONTANO DALLA SACRALITA’ DEL RAJASTAN E DEI MONASTERI DEL NORD, CONFUSO NELL’INFINITO DEDALO DI VIE DI BOMBAY DOVE ANCHE UN PEZZENTE, COME RICORDA JAMAL MALIK, PUO' DIVENTARE UN MILIARDARIO, L'IGNARO VIAGGIATORE NON PUO' CHE SMARRIRSI NELLA RICERCA DI UNA STRADA MAESTRA, DI SE STESSO O DI UN SENSO.

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